NELLE CAMPAGNE PUGLIESI LA PROCESSIONE ALLA FORTEZZA
DELLA VERGINE NEL GIORNO DELL'ASSUNTA
DELLA VERGINE NEL GIORNO DELL'ASSUNTA
18 Ottobre 2018, San Luca Evangelista
I
l buio avvolge ancora il paese quando dalla parte bassa ci incamminiamo verso
la Chiesa Madre di San Nicola. Dalle case di pietra e calce della
via principale, una lunga salita che arriva fino a Porta Piccenne,
l'antico ingresso del borgo, di tanto in tanto s'affaccia un'anziana
vestita di nero che, chiusa rapidamente la porta dietro di sé e scesi i pochi
gradini che separano l'abitazione dal marciapiede di chianche chiare rese
lucide dal continuo calpestio, si incammina verso la chiesa a testa bassa e
passi svelti, perdendosi presto nella
penombra della strada.
Lasciata via Regina Margherita ci inoltriamo per poco nel labirinto
di vicoli, piazzette, archi, balconcini e scalette del centro storico
fino ad imboccare la stretta via dei Basiliani che termina quasi
all'improvviso sul sagrato di San Nicola.
È da poche ore il 15 agosto e, come ogni anno, la piazza tra la chiesa e la Torre Grande di Cisternino, piccolo borgo pugliese nel
cuore della Valle d'Itria, è già popolata dai fedeli che attendono di
prendere parte alla processione dell'Assunta al santuario della
Madonna d'Ibernia, antica meta di
pellegrinaggio della devozione contadina locale, eretto nel XII secolo sulle rovine di un cenobio basiliano nella campagna a
nord del paese, luogo che la Vergine
riservò a sé con un'apparizione.
Non
è solo il santuario a conservare traccia della presenza dei monaci
basiliani a Cisternino: San Nicola venne edificata su una
preesistente chiesetta basiliana e lo stesso paese venne ricostruito
grazie ai monaci dopo la distruzione gota, lasciando un'impronta
d'Oriente chiaramente percepibile tra i sedimenti normanni, svevi, angioini, aragonesi e veneziani del borgo.
Ma è in tutta la Puglia, stretto lembo d'Italia
proteso a Levante, che la vicinanza dell'Oriente si fa visibile.
Terra
di passaggio per pellegrini e crociati diretti a Costantinopoli e
Gerusalemme, in Puglia sono sorti per secoli complessi anacoretici,
in una penisola altrimenti orientata più alla vita conventuale che
alla solitudine della Tebaide. Qui si conserva il corpo del santo più
venerato d'Oriente dopo la Madre di Dio, San Nicola, da quando
marinai baresi lo trafugarono nell'Asia Minore diventata terra di
conquista dei seguaci di Maometto. E qui gli Ottocento Martiri di
Otranto, tra cui il basiliano Macario Nachira, guadagnarono le palme
nell'incontro con un Oriente meno vivificante di quello dei monaci
greci.
È
l'alba quando sul sagrato ogni mormorio cessa e la processione
dell'Assunta inizia a muoversi. Scortata dai membri delle
confraternite locali in tunica bianca, l'icona della Madonna
d'Ibernia (“che mani pie dall'Oriente portarono su queste
ridenti colline”, recita la preghiera sul retro delle immaginette
distribuite nel santuario) precede il corteo. La Vergine Odigitria,
vestita con un maphorion blu adornato da una stella all'altezza
della spalla destra, antico simbolo di verginità perpetua, è
ritratta in posizione frontale nell'atto di mostrare il Bambino
benedicente, che le sta seduto in grembo stringendo un
rotolo di pergamena su cui, secondo la tradizione popolare, sarebbero scritti i nomi delle persone destinate alla Salvezza.
Il
primo sole tinge di rosa i muri delle case quando il corteo
salmodiante attraversa lentamente Cisternino. I grani di una vecchia corona appartenuta a mia nonna materna mi scorrono tra le dita ad ogni Ave, mentre meditiamo i misteri gloriosi della Vergine e di suo Figlio.
[Resurrezione]
Ogni decina del Rosario è intervallata da un inno mariano, il più commovente è
un canto d'amore pieno di nostalgia per il Cielo e la sua
Regina: “Andrò a vederLa un dì,
in Cielo patria mia, andrò a veder Maria, mia gioia e mio amor”.
[Ascensione] Dai
balconi lungo il percorso della processione qualche anziana, ormai
impossibilitata a camminare per i chilometri che separano il paese
dal santuario, rende omaggio alla Vergine segnandosi devotamente al passaggio dell'icona e unendosi per un momento al canto degli inni.
[Pentecoste]
Fuori dall'abitato le
preghiere del parroco, diffuse da altoparlanti gracchianti, e le risposte
dei fedeli si fondono fino a perdersi nel silenzio perfetto della campagna, oltre i
muretti a secco e la terra rossa punteggiata dagli ulivi secolari dai
tronchi grossi e contorti.
[Assunzione] Al quinto
mistero il santuario della Madonna d'Ibernia, circondato da un
muro perimetrale basso ma massiccio, ormai è in vista. [Incoronazione]
La
sua facciata di pietra chiara è squadrata, compatta, traforata da un unico piccolo
rosone sopra la porta centrale. L'aspetto possente ed essenziale
della chiesa e le finestrelle laterali strette come feritoie finiscono per farla somigliare ad una fortezza costruita per resistere per secoli all'assedio del mondo. Ed una fortezza
inespugnabile il Cuore Immacolato di Maria lo è davvero: l'unica in
tutto il creato contro cui l'assedio degli inferi è stato condannato ad infrangersi senza possibilità alcuna di
vittoria. Quel cuore inespugnabile che non ha conosciuto la corruzione del
peccato non poteva conoscere la corruzione del sepolcro: così,
per volontà del Cielo, finito il corso della sua vita terrena, la Vergine è stata resa
partecipe della vittoria di Cristo con l'Assunzione corpore
et anima nella gloria senza fine del Paradiso.
Mentre
il sole illumina ormai a giorno la facciata del santuario,
nella fortezza della Vergine la Santa Messa dell'Assunta sta per
iniziare.
M.R.