TRES VIDIT, UNUM ADORAVIT

DAVANTI AL TRIPLICE CRISTO, EPIFANIA
DELL'AMORE SENZA MISURA DI DIO


30 Maggio 2021, SS.ma Trinità

U
no dopo l'altro, uno affianco all'altro. Colonna orante che sale nella notte, che marcia da ore avvolta da buio e silenzio. Il buio punteggiato appena dai piccoli fasci di luce delle torce elettriche che illuminano i passi sul sentiero scavato nella montagna. Il silenzio attraversato soltanto dalle Ave del rosario, strappate al fiato spezzato dallo sforzo della salita. 

Sotto un cielo terso e cosparso di stelle il sentiero, interrotto di tanto in tanto da piccoli rivoli d'acqua che scorrono verso valle, sale sempre più ripido, stretto tra gli alberi la cui chioma si perde indistinguibile nel buio fino a diventare tutt'uno con la volta celeste. Cielo e montagna diventano un unico ventre oscuro, un grembo compatto di umidità e buio che avvolge la nostra salita fino a quando, nel cuore dell'ultimo vallone, la vista sopra di noi si spalanca sulla verticale di roccia illuminata a giorno dalla luce elettrica, ai piedi della quale sorge il santuario della Santissima Trinità di Vallepietra.

Sono passate da poco le tre della notte della domenica in cui la Chiesa celebra la Festa della Santissima Trinità quando raggiungiamo il santuario incastonato nella roccia del Monte Autore. Ci accodiamo alla piccola folla di pellegrini, giunti qui per le altre vie aperte sul dorso della montagna, in attesa di poter pregare di fronte all'affresco della Trinità che una mano ignota ha dipinto sulla parete della grotta dieci secoli fa.

L'immagine che ci troviamo davanti mostra le Tre Persone identiche. Stesso corpo, stessa postura e posizione delle mani – la destra sollevata a benedire, la sinistra che sorregge il libro aperto sul grembo –, stessa veste e stesso volto: quello di Cristo. Come nel mistero dell'Incarnazione l'invisibile si è fatto visibile ed il volto del Verbo incarnato è diventato per gli uomini l'immagine del volto del Dio trinitario rivolto verso il mondo, così in questa visione il Padre e lo Spirito si rivelano accessibili nel volto luminoso del Figlio, “immagine del Dio invisibile” (Col. 1,15).

Soltanto il Figlio può farci conoscere Dio, soltanto il Verbo può esprimere il Padre e rivelare agli uomini la natura trinitaria di Dio. Il triplice Cristo disegnato sulla roccia è un invito potente ad elevare lo sguardo all'essenza stessa della vita divina, a contemplare quell'amore indicibile che vivrà in eterno, anche quando la fede e la speranza  non avranno più motivo di essere. Lo stesso amore senza misura che si riversa incontenibile dal seno della Trinità sull'umanità: è il Padre che ama nel Figlio ogni uomo, è il Figlio che ama le creature del Padre fino alla croce, è lo Spirito che offre incessantemente i suoi doni per la salvezza degli uomini.

Si esce dalla grotta senza voltare le spalle all'affresco, come per trattenere negli occhi fino all'ultimo la visione felice di questo anticipo di Cielo. Indietreggiando di qualche passo dall'immagine si ha l'impressione di guardare tre lingue di fuoco che bruciano nel firmamento. Il blu profondo che riflette il cielo del Paradiso fa risaltare ancora di più l'oro dei nimbi e la porpora scura di cui sono rivestite le Tre Persone. Le uniche sfumature nell'affresco sono quelle aggiunte dal tempo: i secoli, velando i colori, smorzando le tinte, erodendo la superficie, hanno lasciato i segni del loro passaggio, aggiungendo all'effigie dell'Eterno il senso dell'intimità con ciò che è invece effimero e quindi con il caduco per eccellenza: l'uomo.

Anche quelle crepe, quelle macchie, quei segni impressi dagli elementi raccontano una storia: la storia dell'incontro tra l'eterno e il temporale, tra la Trinità immutabile e le sue fragili creature, la storia di dieci secoli di preghiera, di speranze e lacrime, di incontri tra Dio e gli uomini in questo angolo di terra consacrato.

Nel volto di Cristo, simbolo vivente dell'amore trinitario riversato sul mondo, viene suggellata una promessa: "Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo". Promessa fedele, rinnovata ad ogni generazione che si è inginocchiata davanti a quel volto, così come fu rinnovata agli apostoli, così come risuona ancora oggi per noi. In quell'affresco viene sigillato un patto nuziale tra la Santissima Trinità e l'umanità pellegrina in terra: un patto d'amore che i secoli non possono sciogliere. Chi arriva davanti al triplice Cristo imprime dentro di sé l'immagine di quella visione beatifica e la certezza di un amore che vince il tempo, il mondo e la morte.

All'uscita dalla Messa l'ultimo crepuscolo è ormai sparito. Dalla veduta a precipizio sulla valle le montagne si dispiegano leggere a perdita d'occhio e le fronde degli alberi ondeggiano ad ogni soffio di vento contro il cielo, che inizia a riempirsi di luce. Si lascia questo posto con la santa immagine  - promessa dell'amore che sempre ci precede e ci accompagna - scolpita nella mente e nel cuore, e accompagnati da una gioia piena, perché la Trinità esiste, perché siamo amati dall'eternità per l'eternità e perché tutto concorre al bene.


O Trinità, unico Dio,
in te la mia origine, il mio compimento, la ragione profonda d’ogni cosa,
lascia che la tua immagine resti impressa in me come sigillo
e trasfiguri la mia vita in una lode senza fine al tuo amore,
vissuta nell’intimità con Te e manifestata al mondo,
perché anch’esso creda e viva.


M.R.



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