In quest'anno di catechismo ho imparato che per molti di loro il silenzio è un invito irresistibile, uno spazio da abitare con una domanda, un pensiero, una parola. Che spesso disorienta ma ancora più spesso rivela. E infatti è così anche questa volta. Nel silenzio un bambino seduto nella fila davanti alla mia dice “ma io volevo sentire la fine della storia”. Penso di non aver sentito commento più essenziale su queste pagine del Vangelo di queste poche parole.
Bisogna avere il cuore libero di un bambino per sapere che non è con la croce che può finire questa storia. Serve il cuore ardente di questo profeta di 8 anni che non si è fatto ancora portare via lo stupore dal mondo per voler andare avanti anche quando il male sembra aver vinto, nell'ora in cui gli uomini sentono tremare i polsi e la tentazione antica di fuggire, di rinnegare, si fa più seducente. Di questo cuore c'è bisogno per attraversare le righe oscure della storia e giungere fino in fondo, là dove ci attende il Risorto, perché si è certi, assolutamente certi, che subito dopo il male non possa esserci la parola “Fine”. E per raccontarla a tutti questa storia di duemila anni fa che si rinnova ogni anno e che è la ragione della nostra speranza, perché tutti sappiano che sul Calvario, come ovunque, come sempre, la morte non ha l'ultima parola sull'amore.
Se taceremo noi, lo grideranno i bambini.
***
Nessun commento:
Posta un commento